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venerdì 5 ottobre 2012

Nero criminale. I segreti di una città corrotta - Stefano Di Marino (Edizioni della Sera 2012)



…quando ho capito com’era la realtà, era troppo tardi, ormai sapevo fare solo quello. 
Vivere di violenza

Tutto si può dire del vice questore Nitti meno che non sia dotato di un fiuto eccezionale. Grazie a questa dote innata avverte fin da subito,  anche tra la puzza di carburante combusto di quel magazzino in periferia, mischiata a quella della carne umana,  un  altro fetore ancora più nauseabondo. Tanfo di guai. Guai grossi, colossali, spropositati. Capisce immediatamente che Milano sta per annegare in un bagno di sangue. Perché quella è opera di professionisti della violenza più cieca. Per questo deve ricorrere all’aiuto di qualcuno che possa muoversi ben  oltre i limiti imposti dalla legge. Qualcuno disposto a “buttarsi anche per nulla pur di poter scatenare una delle sue guerre personali. Altrimenti si annoia. E poi corruzione, soprusi, vendette. Non sono il suo pane?”  Qualcuno che conosce bene. Chance Renard. Il Professionista.

La regola di vita di Chance Renard, meglio noto come il Professionista, è una e una sola: nessuna regola. E questo pare valere  anche per l’attività letteraria del suo creatore, Stefano Di Marino. Fedele al cento per cento a questa massima, in questo romanzo uscito  in libreria agli inizi di settembre nella collana “Calliphora” (diretta dal nostro caporedattore Enzo "BodyCold" Carcello) per Edizioni della Sera, lo scrittore  abbandona i complotti planetari, le società occulte,  i gruppi di potere segreti, i killer prezzolati, i paesaggi esotici, le giungle tropicali, le metropoli orientali e i codici non scritti dei mercenari di professione, per tuffarsi nella realtà urbana e suburbana della sua città natale. Milano. Ovvero Gangland. Ovvero “non  proprio come la baulieue di Parigi ma poco ci manca”.
Cambia quindi completamente il contesto  di chi ha conosciuto Stefano Di Marino e il suo personaggio nelle avventure più propriamente affini al genere combat o spionaggio che da circa 15 anni vengono periodicamente  pubblicate nella collana Segretissimo. “Nero criminale” può essere considerato alla stregua di uno “spin – off” della serie storica,  ideato  per confrontarsi con una categoria diversa, che lo stesso scrittore arriva a definire “nero metropolitano” e Alan Altieri “hard-boiled thriller”. Non si tratta proprio di una novità, in quanto le storie ambientate a Gangland hanno fatto il loro esordio nella collana da edicola mondadoriana già nel 2007,  nel romanzo appunto “Gangland” in cui le tradizionali trame lasciavano spazio a vicende  che a grandi linee si avvicinavano più ad un genere poliziesco metropolitano, in cui l’azione pura e la violenza spadroneggiano. Il medesimo scenario verrà riproposto in altri 2 volumi (“Tiro all’italiana” -  2010 e “Gangland blues” 2011). Rinunciando con indubbio coraggio, alla tranquillizzante sicurezza che per un autore può rappresentare la (quasi) tradizionale immutabilità di un  proprio personaggio seriale, qui Di Marino spariglia un pochetto le carte.
Ci presenta il Professionista  temporaneamente senza i tradizionali panni di soldato di ventura nei quali abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, calato piuttosto nel ruolo  del perfetto detective hard boiled di tanta letteratura e cinematografia passata. Solitario, con pochi selezionatissimi amici, sospeso in un contraddittorio rapporto di rispetto/sospetto/sopportazione forzata con parte delle forze dell’ordine, circondato da pupe tentatrici e molte volte traditrici, impegnato in una missione “per conto del bene”, condotta qui ben oltre i limiti della legalità, nel corso della quale, insieme con i cattivi di turno, intrattiene un gioco letale in cui  ciascuna parte riveste contemporaneamente i panni del gatto e del topo, a seconda del rispettivi punti di vista. Gangland non si limita a far da sfondo alla vicenda. Gangland è parte integrante e imprescindibile della storia, protagonista allo stesso livello dei personaggi in carne e ossa,  tutt’uno con i fatti raccontati, culla e  artefice della  criminalità presente e passata narrata. Metropoli “da bere” che ci mette un niente a trasformarsi in necropoli di degrado sociale, morale e ambientale. E non c’è molto da stare allegri, se è vero ciò che dichiara la giallista scozzese, Val McDermid “Ogni società miete il raccolto di crimini che merita” .
E qui i crimini narrati sono tra i più brutali  che uno possa immaginare e raccontare. Pura, animalesca, primordiale violenza. Si tratta, finalmente, mi permetto di aggiungere,  di un libro a tutti gli effetti “nero” nel profondo e non soltanto, come troppo spesso oggi accade tra le proposte in libreria, nel titolo e/o nella fascetta di copertina. Se proprio si vuole scrivere un libro cupo tanto vale  immergersi nel buio fino agli occhi e procedere oltre. Cosa che Di Marino fa senza tentennamenti né incertezze o dubbi. “Pulp” fieramente e orgogliosamente “pulp”,  per scrivere una fiction d’azione veloce e mozzafiato, senza perdere di vista che “là fuori” c’è un mondo reale,  fonte di fertile e fin troppo facile ispirazione per colui che deve creare una storia di “fantasia nera”. Per questo occorre anche  un Professionista leggermente diverso da quello incontrato nelle storie di avventura e spionaggio alle quali siamo abituati.
Più amaro,  più cinico, più riflessivo  sulle situazioni e sulla realtà che lo circondano, senza comunque mai cadere in pedanti paturnie psicologiche, che nulla hanno a che fare con questo genere di storie, sempre implacabile con i nemici,  da cui si differenzia solamente grazie ad un personalissimo codice d’onere.
I debiti letterari del resto non discendono da quei classici scrittori di thriller che per quanto malati o presentati come tali, la maggior parte delle volte si chiudono  con  una morale consolatoria che riporta ordine nel caos. Lo scrittore milanese  esplicitamente ammette di  rifarsi ad esempi quali  Richard Stark, (il mai-da-dimenticare grande Donald Westlake) autore della serie con protagonista Parker, rapinatore di professione,  antieroe, freddo, duro e disincantato.  “Nero criminale”  di conseguenza è un romanzo scritto in stile secco, spedito e spontaneo, con perfetta alternanza tra dialoghi e scene d’azione, scevro da ricercate architetture stilistiche e da pesanti introspezioni psicologiche, il più delle volte ridicole, messe lì tanto per allungare il brodo e che paiono assorbire tante risorse creative di molti celebrati autori di oggi. Anzi,  direi che ci troviamo di fronte ad una storia dai tempi e ritmi prevalentemente cinematografici  in cui si avvertono preponderanti e prepotenti l’influenza  del “polar” francese  di quei registri che lo scrittore dichiara di amare particolarmente,  come  Josè Giovanni ( “Il clan dei marsigliesi”), e Jean Pierre Melville (“Bob il giocatore”), senza dimenticare l’italianissimo Fernando Di Leo (“I ragazzi del massacro”) e la sua trilogia del milieu (“Milano calibro 9”, “La mala ordina”, “Il boss”) a cui vanno ad aggiungersi, dando per scontato l’onnipresente Quentin Tarantino, l’adrenalinico  John Woo e   Robert Rodriguez accompagnato dal suo angelo vendicatore protagonista de “El Mariachi”. Storie in cui la società ha perso completamente la bussola perché il Male esiste da sempre  ed esisterà per  sempre. Non illudiamoci. Il Professionista non ha debellato niente e nessuno. Si è limitato a fare un po’ di pulizia ma la polvere sollevata si sta già posando da qualche altra parte. Tranquilli, è solo questione di tempo e Gangland, magari turandosi il naso,  dovrà nuovamente convocarlo per un’altra spazzolata. E lui prontamente accorrerà. All’insegna  dell’orgoglio pulp: “Sono il Professionista, risolvo problemi…

Articolo di Alberto "allanon" Cottini

Dettagli del libro

  • Titolo: Nero criminale – I segreti di una città corrotta
  • Autore: Stefano Di Marino
  • Editore: Edizioni della Sera
  • Collana:  Calliphora
  • Data uscita: settembre 2012
  • Pagine: 155
  • Prezzo: euro 13,00


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