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martedì 11 dicembre 2012

Portami a ballare. Le indagini del commissario Ponzetti - Giovanni Ricciardi (Fazi 2012)



Davanti a Porta Latina, all’inizio della via che conduce alla Passeggiata Archeologica, c’è un grande albero frondoso, con una chioma possente e un tronco massiccio e tozzo. Da ragazzo, ogni tanto, ci venivo in bicicletta, scendendo da Monti verso i Fori, girando attorno al Colosseo, imboccando l’Appia Antica fino a San Sebastiano e risalendo a sinistra la strada che corre lungo le Mura Aureliane. Erano gli agosti romani di una volta, quando la città si svuotava per davvero e la canicola prendeva stabile possesso delle strade assolate.

Il quarto romanzo di Giovanni Ricciardi, con protagonisti il commissario Ponzetti e l’ispettore Iannotta, meriterebbe l’attenzione del grande pubblico.
E’ un libro con una storia affascinante e sufficientemente intricata da farne un giallo fino all’ultima pagina.
Non per questo trascura però altri aspetti, regalando, a prova di ciò, pillole filosofiche per bocca dei suoi originali protagonisti, che siano principali o semplici comparse come l’avvocato Galloni e il suo cane cieco, o simpatiche gag umoristiche nello scontro degli idiomi linguistici.
Perché ci è dato di vivere solo nella condizione in cui siamo. Eppure aspiriamo a tutto”, dice nella penultima pagina l’anziano Galloni, sintetizzando lo stato d’animo inquieto che contraddistingue il commissario.
A quest’ultimo si affianca Iannotta, spalla ideale con la sua semplicità e immediatezza, che con un serrato dialetto romano finalizza i pensieri di Ponzetti stesso e lo segue come un’ombra, in grado talvolta di guidarlo quando smarrisce la rotta.
La coppia si muove nell’estate romana, torrida e silenziosa. Cerca tracce e indizi per un ghostwriter ucciso con molte coltellate alla schiena, come Giulio Cesare, nei pressi dell’Appia Antica. La capitale sorniona è onnipresente in ogni dettaglio, si infila negli interstizi per ritagliarsi il suo ruolo, fondamentale nel modo di vivere dei protagonisti. In una scena centrale i due investigatori si incontrano su un balcone di Piazza Vittorio per tirare le fila dell’indagine; seduti intorno a un tavolo che affaccia sulla piazza ammutolita dal caldo, sembrano lasciarsi assecondare dall’aria immobile della città. D’improvviso arriva il genero spagnolo di Ponzetti e allora si spezza la magia del ritmo lento e complice che lega i due, si comprende tutta la differenza che corre tra il giovane iberico e i poliziotti, se ne capisce tutta la romanità, e il balcone, la piazza, il caldo, d’improvviso diventano importanti, come la capanna del presepe con San Giuseppe e la Madonna.
E’ un giallo privo di azione. La trama porta in primo piano i sentimenti e, nel crudele gioco che talvolta lascia che l’amore non sia condiviso, immagina una tessitura veramente originale, in cui la squisita umanità degli investigatori è indispensabile alla soluzione del caso.
Queste sono le indagini di Ponzetti e Iannotta, le auto non corrono, le pistole non sparano e talvolta le persone nemmeno muoiono.
Meritevole di annotazione è anche la narrazione in prima persona, originale e non semplice per un giallo.
Ricciardi riesce nell’impresa, mette a fuoco tutto attraverso Ponzetti, il che gli permette di far camminare la storia ma al tempo stesso di far sentire i turbamenti dell’animo del personaggio al lettore.
Potreste comprare e leggere direttamente questo romanzo senza perdervi nulla, ma vi consiglio di acquistare prima la trilogia uscita qualche mese fa, perché i quattro racconti meritano di essere letti e Giovanni Ricciardi merita di guadagnare qualche vetrina e qualche recensione in più.

Articolo di Pierpaolo Turitto

Dettagli del libro

  • Portami a ballare. Le indagini del commissario Ponzetti
  • Giovanni Ricciardi
  • € 16,50
  • 224 pagine
  • Fazi Editore  (collana Le vele)


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